Laura Dahlmeier, chi era la campionessa olimpionica. Le ultime volontà: "Se succede lasciatemi lì"

Scritto il 31/07/2025
da Antonio Prisco

La campionessa tedesca, travolta da una frana mentre stava scalando il Laila Peak, aveva conquistato due medaglie d'oro e una di bronzo a PyeongChang 2018

Il mondo dello sport è ancora sconvolto dalla scomparsa di Laura Dahlmeier, leggenda di biathlon, morta durante una spedizione sul Karakorum in Pakistan. L'incidente, causato da una frana, è avvenuto a mezzogiorno di lunedì a 5700 metri.

La campionessa olimpica, si trovava nella regione con degli amici dalla fine di giugno e aveva scalato con successo la Grande Torre di Trango l’8 luglio. Il Laila era il secondo obiettivo previsto. Per suo volere il suo corpo, avvistato dai soccorritori sorvolando la zona in elicottero non verrà recuperato: "Era volontà espressa e scritta di Laura che in un caso come questo nessuno rischiasse la vita per salvarla. Il suo desiderio era di lasciare il suo corpo in montagna", hanno detto i suoi manager.

A solo 31 anni, era già un'icona dello sport tedesco e mondiale. Tra il biathlon che l'ha resa immortale e la passione per la montagna che per lei era la vita. La stessa che le ha tolto la vita. Cresciuta a Garmisch, i suoi genitori la introducono alle cime in tenera età e fin da subito resta fedele all'alpinismo, attraverso l'arrampicata e lo sci. Un difficile gioco di equilibri, come ammetteva già nel suo libro 'Wenn ich was mach, mach ich's gscheid' ('Se faccio qualcosa, la faccio bene'), raccontando tour rischiosi e pareti gigantesche e parlando apertamente anche in modo tragicamente profetico, dei pericoli che l'alpinismo comporta.

Protagonista di una rapidissima ascesa, che la porta ad esordire in Coppa del Mondo il 1º marzo 2013 a Oslo Holmenkollen e ad ottenere la prima vittoria il 10 marzo successivo a Soci Krasnaja Poljana. Nella stagione 2016-2017 vince la Coppa del Mondo generale e quelle di individuale e di inseguimento. In carriera prende parte a due edizioni dei Giochi Olimpici invernali, Sochi 2014 e poi a Pyeongchang 2018. Quelle coreane sono le sue Olimpiadi, classificandosi prima nella sprint e nell'inseguimento, terza nell'individuale. Partecipa anche a cinque Mondiali. Qui spiccano l'oro nella staffetta e l'argento nell'inseguimento a Kontiolahti 2015, oro nell'inseguimento, argento nella partenza in linea e bronzo in sprint, individuale e staffetta a Oslo Holmenkollen 2016, oro nell'individuale, nell'inseguimento, nella partenza in linea, nella staffetta e nella staffetta mista, argento nella sprint a Hochfilzen 2017. Si ritira a soli 25 anni, consapevole di aver dato e vinto tutto, perché il biathlon è sempre stato solo una parte della sua vita.

Dahlmeier è stato il più grande talento del biathlon femminile emerso negli ultimi 15 anni. Ha vinto tutto ciò che c’era a disposizione in un lasso di tempo brevissimo. La sua forza emergeva soprattutto sugli sci, dove spesso e volentieri ha fatto segnare il miglior tempo. Era dotata di un ultimo giro devastante, con cui sovente ha risolto a suo favore le gare o le staffette. Ma di fatto era una biathleta completa, capace di fare la differenza anche con la precisione al poligono, dove spesso ha portato a scuola le avversarie In totale ha ottenuto 26 vittorie e 53 podi (comprese le staffette) in Coppa del Mondo, ma è stata anche un esempio di come si possa abbinare la carriera sportiva alle proprie passioni. E come queste ultime possano riempire la vita ma anche cancellarla in un attimo. A volte è troppo arduo sfidare la natura, verrebbe da pensare a chiunque ma non certo a Laura Dahlmeier. Ora potrà restare lassù tra le montagne per l'eternità come lei stessa avrebbe voluto.