È stato assolto l'artigiano aretino che il 5 gennaio 2023 sparò e uccise il vicino di casa che gli stava demolendo la casa con una ruspa a San Polo, in provincia di Arezzo. Per la Corte d'Assise, Sandro Mugnai ha agito per legittima difesa. I giudici lo hanno prosciolto con la formula più ampia, il non aver commesso il fatto. L'imputato ha accolto la sentenza con un pianto liberatorio: "Sono stati anni difficili, ma ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Finalmente faremo un Natale sereno. La Corte ha agito per il meglio".
Inizialmente Mugnai era accusato di omicidio, poi nella sua requisitoria il pm Laura Taddei aveva riformulato l'imputazione contestando l'eccesso colposo di legittima difesa e sollecitando una condanna a 4 anni di reclusione. La Corte d'assise, invece, ha creduto alla ricostruzione della difesa. Gli avvocati Piero Melani Graverini e Marzia Lelli hanno sostenuto che l'artigiano imbracciò il fucile e sparò verso la cabina della ruspa, uccidendo Gezim Dodoli, 59 anni, che abitava al piano di sotto, per difendere la sua famiglia, che quella sera era riunita per festeggiare l'Epifania quando il casale cominciò a tremare sotto i colpi della ruspa. Prima di sfondare parte della parete, il mezzo aveva colpito le auto parcheggiate nel piazzale. Un'aggressione folle, nata da banali ruggini tra vicini di casa. Se per la Procura pur davanti a un'aggressione grave e concreta l'esito mortale si sarebbe potuto evitare, per la difesa c'erano le condizioni di estremo pericolo, il buio, la zona isolata e il terrore vissuto dalla famiglia, tali da configurare la legittima difesa. Tanto più che, secondo i legali, la situazione è degenerata in soli sei minuti, nei quali non esisteva alcuna alternativa per proteggere i propri cari.
Commozione alla lettura del dispositivo anche tra i familiari di Mugnai. In aula c'erano i due figli, la moglie, il fratello e il nipote. "Sapevamo che era legittima difesa, ma occorreva dimostrarlo. La Corte ha lavorato nel migliore dei modi", ha detto il figlio maggiore. Soddisfazione tra i legali della difesa. L'avvocato Lelli si è sciolta in un pianto liberatorio. "Ero fiducioso", ha commentato il collega Melani Graverini.

